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Smart Working: cos’era e come è cambiato con il Covid-19

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In questo periodo particolare, in cui tutti siamo costretti a rimanere a casa a causa della diffusione del Covid-19, si parla tanto di Smart Working. Approfondiamo l’argomento, alla luce dei fatti recenti, con un’intervista al dott. FRANCO CIPRIANO, docente e responsabile scientifico dell’area Human Resources all’interno del Comitato Tecnico Scientifico HR – Digital Transformation di Selefor.

Smart Working prima della pandemia: quanto era utilizzato?

Le organizzazioni più moderne come grandi aziende italiane, sia pubbliche che private, hanno cominciato a sperimentare questa modalità di lavoro da qualche anno, da quando è nata la legge che regolamenta lo Smart Working, attraverso cui i knowledge workers, cioè coloro che svolgono un’attività basata soprattutto sulla conoscenza, come professionisti, impiegati e manager possono lavorare. Osservando i risultati presentati dal Politecnico di Milano su questi anni di sperimentazione, si comprende che lo Smart Working è stato comunque utilizzato da grandi organizzazioni per periodi di tempo ben definiti, in media solo un giorno a settimana. In quel giorno il knowledge worker stava a casa, dotato di un PC collegato alla rete aziendale, a svolgere le sue attività esattamente come se fosse stato presente in ufficio. Non si trattava quindi di una modalità di lavoro esclusiva, ma di una delle tante modalità di lavoro disponibili.

Quale impatto ha avuto il Covid-19 sull’utilizzo dello Smart Working?

La situazione causata dal virus ha accelerato questo fenomeno, per cui è aumentato il numero di persone che necessariamente si sono trovate a lavorare con questa modalità. Ci auguriamo che questa situazione di lavoro non sia solo temporanea, ma che il fatto di doverlo provare “forzatamente“ faccia capire, ad un numero maggiore di persone che questa modalità di lavoro è effettivamente più efficiente, perché non solo permette di lavorare meglio, ma evita spostamenti attraverso mezzi di trasporto, riducendo l’inquinamento e lo stress di chi guida.

Come cambia il lavoro per un’azienda?

Lo Smart Working richiede qualche aggiustamento della cultura organizzativa delle aziende: se prima i manager erano abituati ad avere i propri collaboratori a portata di mano adesso li trovano in rete e, per ottenere gli stessi risultati, devono modificare le modalità di coordinamento e di relazione con i collaboratori. A livello generale in questo momento gli strumenti ci sono, e sono più evoluti delle esigenze, ma i problemi che le aziende devono affrontare riguardano soprattutto la disponibilità di infrastrutture telematiche e la necessità di adeguare i loro comportamenti organizzativi. Una volta risolte queste criticità saranno pronte.

Si può quindi dire che il momento attuale ha spinto attività e aziende ad un cambiamento di prospettiva, a tratti faticoso, che per molti risultava ancora lontano, ma che gioverà a quelle attività che sapranno trarne beneficio anche quando i dipendenti saranno liberi di tornare in ufficio. In seguito, il tempo ci dirà l’effettiva entità di questa rivoluzione delle modalità di lavoro.

 

Intervista al dott. Franco Cipriano,

a cura di Margherita Mariotti