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Chi è il DPO, la figura che prende per mano l’organizzazione per accompagnarla nel percorso di compliance

Parliamo della figura del DPO (Data Protectio Officer) con un’intervista al Prof. GIOVANNI CREA, direttore scientifico del Centro di Ricerca e Formazione Integrata Selefor.

Quando è obbligatoria la figura del DPO?

Le pubbliche amministrazioni hanno l’obbligo di dotarsi di questa figura incondizionatamente. In ambito privato, invece, la figura del DPO è obbligatoria se ricorrono certe condizioni, ad esempio se vengono trattate categorie particolari di dati su larga scala o se viene effettuato un monitoraggio regolare degli interessati su larga scala.

Perché è importante il DPO e in quale modo opera?

È una figura indispensabile ai fini della conformità al GDPR. Si tratta di una figura consulenziale che ha il compito di aiutare l’organizzazione, di accompagnarla nel processo di adeguamento alle norme in materia di protezione dei dati personali affinché i trattamenti possano essere conformi al GDPR. Il DPO ha il compito di assistere il titolare o il responsabile del trattamento anche nella realizzazione del modello organizzativo privacy e di aiutarli a mettere in piedi una serie di strumenti e procedure idonei a dimostrare la conformità del trattamento alle regole. Inoltre, è bene ricordare che il DPO deve agire in assenza di conflitto di interesse, come richiesto dal GDPR. Il che implica – a mio avviso –che tale figura non può eseguire trattamenti di dati personali per le finalità del titolare del trattamento; una tale attività darebbe fortemente àdito a un conflitto di interessi, proprio come non vorrebbe il GDPR.

Quali sono le competenze del DPO?

Il DPO è una figura che deve avere una preparazione multidisciplinare: deve conoscere le norme ma avere anche conoscenze in materia di organizzazione aziendale, perché deve avere confidenzialità con certe dinamiche e processi che caratterizzano le organizzazioni. A differenza di quello che si pensa comunemente, il DPO non deve solo conoscere e interpretare bene le norme; ma deve avere la capacità di supportare il titolare del trattamento nel metterle in pratica, in altre parole nel tradurre le norme in procedure. Inoltre, la figura del DPO deve essere in grado di supportare il titolare nell’analisi dei rischi a cui è esposto un trattamento dei dati personali. Il GDPR, infatti, prevede che il titolare del trattamento debba svolgere un’analisi dei rischi, endogeni ed esogeni, a cui è esposto un determinato trattamento. Se il trattamento non è svolto in condizioni di sicurezza, i diritti e le libertà degli interessati sono a rischio.

 

Selefor offre un’ampia scelta di corsi professionali relativi al settore Data Protection, tra questi il “Corso professionale e certificato in Data Protection Officer” e  il “ Corso di Aggiornamento per soggetti operanti nell’ambito del trattamento dei dati personali UNI 11697”.

Parliamo del corso DPO:

Il corso DPO di Selefor fino ad ora ha registrato continui successi: le persone formate hanno dato segnali e riscontri di apprezzamento sui contenuti trattati e sull’interazione con i docenti. Una volta terminato il corso DPO Selefor, la persona formata ha le conoscenze di base per potersi avviare a un’attività consulenziale sulla protezione dei dati personali, tenendo presente che il DPO deve aggiornarsi – e dunque studiare – continuamente.

… e del corso di Aggiornamento DPO:

È importante anche l’aggiornamento e l’approfondimento riguardanti le modalità di svolgimento dei compiti del DPO con riguardo, ad esempio, a determinati settori economici e non, specifici argomenti del GDPR, nuove linea guida adottate dall’EDPB – il Gruppo europeo dei Garanti – o dal Garante italiano. Ad esempio, poco tempo fa sono state pubblicate le linee guida in materia di trattamento dei dati personali legati alla videosorveglianza; e il Comitato tecnico-scientifico di Selefor ha lavorato al corso di aggiornamento per DPO prevedendo, tra gli altri contenuti, anche i contenuti di queste linee guida. Tra le altre attività del Comitato tecnico-scientifico, dunque, c’è anche quella del presidio di tutte le novità e i cambiamenti che possono essere rilevanti ai fini della formazione.

 

Intervista al Prof. Giovanni Crea

Smart Working: cos’era e come è cambiato con il Covid-19

In questo periodo particolare, in cui tutti siamo costretti a rimanere a casa a causa della diffusione del Covid-19, si parla tanto di Smart Working. Approfondiamo l’argomento, alla luce dei fatti recenti, con un’intervista al dott. FRANCO CIPRIANO, docente e responsabile scientifico dell’area Human Resources all’interno del Comitato Tecnico Scientifico HR – Digital Transformation di Selefor.

Smart Working prima della pandemia: quanto era utilizzato?

Le organizzazioni più moderne come grandi aziende italiane, sia pubbliche che private, hanno cominciato a sperimentare questa modalità di lavoro da qualche anno, da quando è nata la legge che regolamenta lo Smart Working, attraverso cui i knowledge workers, cioè coloro che svolgono un’attività basata soprattutto sulla conoscenza, come professionisti, impiegati e manager possono lavorare. Osservando i risultati presentati dal Politecnico di Milano su questi anni di sperimentazione, si comprende che lo Smart Working è stato comunque utilizzato da grandi organizzazioni per periodi di tempo ben definiti, in media solo un giorno a settimana. In quel giorno il knowledge worker stava a casa, dotato di un PC collegato alla rete aziendale, a svolgere le sue attività esattamente come se fosse stato presente in ufficio. Non si trattava quindi di una modalità di lavoro esclusiva, ma di una delle tante modalità di lavoro disponibili.

Quale impatto ha avuto il Covid-19 sull’utilizzo dello Smart Working?

La situazione causata dal virus ha accelerato questo fenomeno, per cui è aumentato il numero di persone che necessariamente si sono trovate a lavorare con questa modalità. Ci auguriamo che questa situazione di lavoro non sia solo temporanea, ma che il fatto di doverlo provare “forzatamente“ faccia capire, ad un numero maggiore di persone che questa modalità di lavoro è effettivamente più efficiente, perché non solo permette di lavorare meglio, ma evita spostamenti attraverso mezzi di trasporto, riducendo l’inquinamento e lo stress di chi guida.

Come cambia il lavoro per un’azienda?

Lo Smart Working richiede qualche aggiustamento della cultura organizzativa delle aziende: se prima i manager erano abituati ad avere i propri collaboratori a portata di mano adesso li trovano in rete e, per ottenere gli stessi risultati, devono modificare le modalità di coordinamento e di relazione con i collaboratori. A livello generale in questo momento gli strumenti ci sono, e sono più evoluti delle esigenze, ma i problemi che le aziende devono affrontare riguardano soprattutto la disponibilità di infrastrutture telematiche e la necessità di adeguare i loro comportamenti organizzativi. Una volta risolte queste criticità saranno pronte.

Si può quindi dire che il momento attuale ha spinto attività e aziende ad un cambiamento di prospettiva, a tratti faticoso, che per molti risultava ancora lontano, ma che gioverà a quelle attività che sapranno trarne beneficio anche quando i dipendenti saranno liberi di tornare in ufficio. In seguito, il tempo ci dirà l’effettiva entità di questa rivoluzione delle modalità di lavoro.

 

Intervista al dott. Franco Cipriano,

a cura di Margherita Mariotti

COVID-19 L’azienda inclusiva con lo smart working: come sentirsi parte integrante di una collettività #lavorandodacasa

SELEFOR  mette a disposizione gratuitamente, alle Direzioni del Personale che ne faranno richiesta, un servizio specialistico studiato e organizzato a supporto dei dipendenti che lavorano in smart working.

L’obiettivo è quello di far  percepire concretamente, al  lavoratore, di essere “INCLUSO” con la propria azienda. Essere incluso sviluppando il senso di appartenenza anche in una situazione mai sperimentata prima, rafforza  la sicurezza psicologica che permette alle persone di dare il meglio di sé nella propria prestazione lavorativa.

Un supporto psicologico ad ogni lavoratore che sperimenta per la prima volta o per un periodo cosi lungo  la sua identità lavorativa da casa.

Gli psicologi del lavoro e specialisti in risorse umane che mette a disposizione la Selefor, lavorano con ogni dipendente o gruppi di lavoro in modalità virtual room, sviluppando il senso di appartenenza alla propria organizzazione aziendale.

Rafforzando le nuove  soft skill 4.0 che aiuteranno il lavoratore a trasferire, nella diversità del proprio lavoro da casa, la consapevolezza di essere comunque, incluso nella propria azienda sentendosi parte integrante della propria comunità aziendale.

Le Direzioni del Personale che volessero utilizzar il servizio possono inviare una email al seguente indirizzo: formazione@selefor.it

Oppure iscriversi al seguente link:

Iscrizione gratuita

 

#solidarietadigitale #hr #innovazionedigitale #smartworking #andratuttobene #restiamoacasa

Noi non ci fermiamo: il coraggio di essere visionari per i nostri figli

Nel 2015 come imprenditrice avevo una visone, volevo cogliere una sfida: rendere Selefor una PMI INNOVATIVA.

Trasformare la mia azienda in una organizzazione liquida, digitale, veloce, interconnessa ad alto valore aggiunto dove la ricerca e l’innovazione fosse messa al primo posto delle attività mie e dei miei dipendenti e dove tutti ci sentissimo parte integrante del cambiamento.

E’ stato difficile.

In questo percorso ho perso collaboratori, perché mi percepivano “folle”, ho investito denaro in tecnologie, che per il 90% dei miei colleghi imprenditori erano troppo costose e inutili.  

Ho rubato tempo al business e al fatturato, per studiare argomenti e linguaggi per me sconosciuti e inizialmente incomprensibili.

Ho messo in discussione me stessa la mia famiglia, le procedure, i processi, i prodotti della mia azienda. Mi sono presentata alle grandi aziende tecnologiche con la visone chiara di come dovessero essere i nostri uffici virtuali, la nostra comunicazione interna ed esterna, il lavoro dei miei collaboratori i nostri prodotti. Ho sperimentato in prima persona tutto ciò che mi presentavano.

Ho destabilizzato più volte i miei collaboratori per farli riflettere su come le stesse attività potessero essere organizzate, attuate in un ambiente digitale.

Ho vietato le tabelle in word, perché non ci permettevano di avere dati facilmente utilizzabili.

Abbiamo sperimentato la dematerializzazione della documentazione per evitare di avere archivi cartacei.

Ho iniziato a studiare l’industria 4.0 e tutte le opportunità che il governo metteva a disposizione.

Abbiamo iniziato a portare il nostro lavoro sui data base che rendessero mobili e circolari i nostri dati.

Ho iniziato a studiare il tema della protezione dati e di come questi venivano trattati e protetti, ho iniziato a creare infrastrutture tecnologiche sicure per la mia azienda.

Ho contattato giovani professionisti, eccellenze nel mondo del marketing per apprendere come digitalizzare e comunicare i nostri prodotti.

Ho iniziato a parlare con i miei clienti di digitalizzazione, protezione dei dati e di come le risorse umane delle loro aziende, potessero essere gestite in modo diverso.

Con il mio staff abbiamo studiato, sperimentato messo in discussione tutto. Anche noi stessi!

Tutte le nuove metodologie, strumenti e ricercato, quali soft skills, sperimentando noi stessi in prima persona, sarebbero state utili per potenziare un’azienda che non avesse le logiche tradizionali del problem solving, del lavoro di gruppo, della negoziazione, della comunicazione, ma di un’organizzazione che sapesse trasformarsi velocemente senza perdere tempo e senza perdere la propria identità o meglio il proprio DNA!

Per un certo periodo non è esistita la parola ieri ho fatto ma solo oggi ho fatto.

Oggi ci siamo riusciti siamo una PMI INNOVATIVA. Per noi il Covid 19 è stata un’opportunità non una disfatta!

Un’opportunità di sperimentare nella sua complessità lo smart working, un’opportunità per i miei dipendenti di vivere in prima persona come, di fronte a una Pandemia, non si perde il posto di lavoro, come di fronte a una Pandemia non è messa in discussione la propria identità lavorativa. Oggi non ci dobbiamo fermare per studiare, sistemare le attività accumulate,oggi non viviamo nell’ incertezza di cosa accadrà dopo il 3 aprile.

Oggi viviamo nella certezza che il futuro per la noi della Selefor è già arrivato!

Ringrazio tutti quelli che mi conosciuto, clienti, fornitori, collaboratori e amici perchè se ora siamo cosi è anche grazie a VOI!