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TRASFORMAZIONE DIGITALE: UNA PROSPETTIVA PER L’ATTIVITA’ DI RECRUITMENT

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La trasformazione digitale è un processo di evoluzione che riguarda anche i modelli aziendali. Consiste in un cambiamento radicale attuato mediante strumenti digitali. Il termine descrive l’adozione di tecnologie e di cambiamenti nella cultura aziendale, mirati a migliorare o a sostituire gli approcci esistenti. Sotto questo profilo, la digital transformation non è quindi un prodotto o una soluzione da acquistare, ma un approccio che implica l’uso delle Ict in qualsiasi settore.

In un mondo sempre più influenzato dagli effetti della pandemia, si è assistito ad una forte accelerazione del processo di digital transformation delle piccole, grandi e medie imprese.

Tutti anche per ragioni di tutela della salute, si sono dovuti adattare alle nuove condizioni, di vita e di lavoro. Inevitabilmente ciò ha avuto un fortissimo impatto sul mercato del lavoro, aumentando enormemente la domanda di profili che possano accompagnare e supportare le aziende nel processo di digitalizzazione (programmatori informatici, sistemisti, software developer, software engineer, cyber security engineer).

Già oggi si assiste ad un notevole mismatch tra domanda e offerta di professionalità, in un mercato contrassegnato dalla ricerca di professionisti iper-qualificati e con competenze molto verticali, legate alla trasformazione digitale. Profili sui quali è in atto una vera e propria battaglia tra aziende per assicurarsi le hard skill necessarie a primeggiare nel proprio settore di riferimento.

L’impatto che questa dinamica ha sul mondo delle Risorse Umane, con particolare riferimento alla Ricerca & Selezione, è fortissimo perché comporta necessariamente una drastica riduzione del time to hire.

In una competizione così agguerrita diventa fondamentale la capacità di utilizzare le diverse tecnologie, in particolare l’Intelligenza Artificiale (I.A.), in modo da accelerare il processo di ricerca, individuazione e acquisizione dei profili più idonei rispetto alle esigenze emerse.

La riduzione del time to hire è un problema che hanno dovuto fronteggiare i recruiter degli Hotel Hilton, che ogni giorno ricevevano migliaia di candidature di persone desiderose di lavorare per l’azienda. Prima dell’introduzione dell’I.A., il personale HR impiegava fino a 6 settimane per condurre il futuro dipendente dalla candidatura all’assunzione.

Oggi Hilton utilizza l’intelligenza artificiale per intervistare i candidati nella fase iniziale del recruiting: un sofisticato chatbot risponde a tutte le domande di un candidato e arriva persino a intervistarlo tramite video, in quanto programmato per individuare proprio le risposte che i reclutatori cercano.
Una volta completato questo processo, il software AI seleziona le persone più adatte e presenta i dati ai recruiter che subentreranno nelle fasi successive.
L’Introduzione dell’I.A. ha ridotto dell’85% le tempistiche: le sei settimane iniziali si sono ridotte a una.

Tecnologie come quelle sviluppate con l’intelligenza artificiale possono migliorare la ricerca dei professionisti in quanto ci si può avvalere del loro supporto durante le diverse fasi del processo di recruiting: nella fase di screening l’intelligenza artificiale consente di individuare i candidati più idonei rispetto alla posizione aperte, ad esempio attraverso la ricerca di key words presenti nel Curriculum del candidato; nella fase di selezione spesso i candidati lamentano l’assenza di un feedback da parte delle aziende, criticità risolvibile attraverso l’automazione delle risposte che consentono di tenere i candidati costantemente aggiornati sull’iter selettivo cui hanno preso parte.

Peraltro, l’aspetto critico del ricorso all’I.A. riguarda l’assenza della componente umana nel processo di selezione. In questo caso bisogna ricordare che l’I.A. non si sostituisce alla persona (il professionista HR), ma è complementare a questa: è semplicemente un tool in più a disposizione del recruiter e del Responsabile HR che si alleggeriscono di tutte le attività di routine e possono dedicare più tempo al rapporto umano.

Illuminante è quanto hanno scritto Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee per la rivista Harvard Business Review sull’Intelligenza Artificiale:

“Nel prossimo decennio, l’AI non sostituirà i manager. Ma quei manager che usano l’intelligenza artificiale sostituiranno quelli che non lo fanno”.

 

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Luca Veneruso